Genova per noi

di Angelantonio Minafra

Sospensione della democrazia o sostanza della dittatura della borghesia? I fatti sono noti. Anche perché, dopo un decennio di indagini, processi, audizioni di pseudo-commissioni parlamentari, un diluvio di inchieste giornalistiche anche di peso internazionale ed infine il dossier di Amnesty International, poco altro c’è da aggiungere agli eventi ed alla verità.

Alle imponenti e pacifiche manifestazioni di massa che protestavano contro l’autorità di pochi capi di stato di imporre scelte antipopolari a milioni di persone, riuniti a Genova a fine luglio del 2001, rispose una brutale repressione scatenata dall’apparato poliziesco, mossa dalla scusa degli atti vandalici provocati da minuscoli gruppi di Black Block, forse anarchici, forse infiltrati dei servizi segreti – questo è rimasto l’unico punto oscuro – che furono tollerati e poterono scorrazzare impuniti. Il contrario di quello che successe poi per le strade della città, dove missionari cattolici, parlamentari comunisti, sindacalisti, ragazzini furono picchiati, colpiti dai lacrimogeni, rastrellati senza motivo per tre giorni e tre notti.

Il G8 non si doveva fare: non lì, non in quel modo. Una parte della città fu sequestrata alla democrazia, chiusa nella zona rossa ad accesso controllato, come la kasba di Algeri nella guerra di indipendenza dai francesi. Il ministro Scajola aveva dato ordine alla polizia di sparare sui manifestanti. Il resto, sia per chi c’era che per chi non c’era ma lo porta ancora ugualmente impresso nella propria carne, si snocciola come i grani di un rosario di dolore e di angoscia. La morte di Carlo Giuliani, le torture ai giovani fermati presso la caserma Bolzaneto, la ‘macelleria messicana’ (evocata dal questore Fournier) dell’assalto notturno alla scuola Diaz.

Le sentenze della magistratura, laddove non intimidita dal potere politico e assediata dalla sfrontatezza degli uomini che dovrebbero rispettare le leggi, non ci interessano e, semmai, sono una conferma al dogma che lo Stato non può mai condannare se stesso. Nessuno è responsabile, nessuno è colpevole, solo i manifestanti violenti sono stati davvero condannati, non i questori, i politici, i poliziotti. Come per Piazza Fontana, la morte dell’anarchico Pinelli, le stragi sui treni. Ma i responsabili morali ci sono e non sono solo i poliziotti nelle loro armature mandati a combattere il loro popolo che alzava mani nude; e non solo i fascisti in divisa o in giacca e cravatta, i De Gennaro, i Fini, ma anche la cultura dell’ordine a tutti i costi che aveva condiviso il precedente governo D’Alema, il ‘bombardiere’ di Belgrado, che aveva in realtà organizzato il G8. Molti ‘fedeli servitori dello stato’ sono stati addirittura promossi ad incarichi prestigiosi. Come dai Savoia fu premiato Bava Beccaris, il generale che cannoneggiò gli operai che protestavano per la tassa sul pane nel 1898.

Il nostro sguardo è più disincantato e disilluso di tanti liberal-democratici che finsero di strapparsi le vesti per qualche manganellata di troppo. Noi sappiamo che il terrorismo dall’alto e la violenza repressiva sono segni connaturati con lo Stato della borghesia. Noi sappiamo che la dittatura borghese usa bastone e carota: la democrazia formale di ogni giorno e la repressione senza pietà quanto serve, sorvegliare e punire giusto per far capire che c’è una soglia invalicabile oltre la quale si risponde con la negazione dei diritti dei soggetti antagonisti, che portano la critica al potere proprietario troppo oltre.

E’ il gioco della falsa libertà: chiedi a qualunque cittadino se si sente libero? Ti risponderà di sì; è libero di andare in pizzeria, di comprare un giornale e di vedere la tv satellitare. Il condizionamento mentale (si chiama egemonia culturale) della borghesia serve a far pensare comunemente che quello che dicono giornali e televisioni è l’oggettiva forma della realtà.

Quindi non parliamo di Genova come per una necessaria commemorazione o per ristabilire una verità negata. Non dobbiamo convincere nessuno: noi comunisti siamo già evidentemente consapevoli che i diritti formali che la borghesia afferma a parole ma nega nei fatti e le leggi che essa si dà e non rispetta siano solo una facciata ipocrita. Dietro cui si nasconde la difesa ad ogni costo della proprietà privata dei mezzi di produzione, lo sfruttamento del lavoro che genera l’accumulo del capitale e le speculazioni sulla pelle della gente: questo solo conta difendere e nulla deve metterlo in discussione.

I giovani antagonisti che giocano a fare la rivoluzione sono avvisati…

Per quanti, magari troppo giovani nel 2001, desiderassero approfondire fatti e conseguenze del G8 a Genova, proponiamo un file da Wikipedia, abbastanza oggettivo e documentato, che abbiamo disposto nella sezione ‘Materiali’. Libri, film, documentari, dossier sono lavoro per gli storici o i giuristi. La memoria della verità la conservano anche i vinti.

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