La scuola non è un’azienda

Lorenzo Parelli, è morto ieri a 18 anni in un’azienda in provincia di Udine, doveva essere tra i banchi di scuola ma invece era il suo ultimo giorno di alternanza scuola-lavoro.

Non è il primo incidente grave durante l’alternanza scuola-lavoro nel nostro paese. Non è accettabile che un ragazzo venga mandato in un contesto così pericoloso. La realtà è che l’alternanza non corrisponde per nulla a quanto sostengono le norme che l’hanno introdotta. Ragazze e ragazzi che non arricchiscono la formazione ma perdono ore di studio mai restituite.

Si deve insegnare ai ragazzi ad amare la lettura, i libri, la conoscenza non mandarli al macello. Non si può rubare la vita ai ragazzi in questa maniera barbara. Si usa la scusa della formazione per procurare manodopera gratuita alle imprese. Al contrario, tutte le scuole, dagli istituti tecnici ai licei classici e scientifici, sono scuole che devono mirare a formare esseri umani, cittadini. Il mantra delle competenze professionali da acquisire è pura propaganda, non solo perché i saperi tecnici e professionalizzanti si acquisiscono all’Università ma anche perché l’alternanza insegna poco o nulla ai ragazzi e alle ragazze coinvolte.

È una scuola ormai impregnata di sfrenato aziendalismo e lo constatiamo amaramente anche guardando al nostro Liceo scientifico e linguistico. Da qualche giorno, nonostante siano passate una manciata di settimane dalla tragedia avvenuta a dicembre, assistiamo ad un continuo apparire di comunicati stampa che rispondono ad azioni di marketing volte all’accaparramento di nuovi iscritti. Comunicati ancora una volta pregni di quella retorica dell’eccellenza e dei primati che crea non poche difficoltà a studenti e studentesse che sentono la propria vita misurata e definita da successi ed insuccessi a scuola.

La scuola non è competizione, non è culto dell’eccellenza e dell’individualismo. Non è un’azienda. La scuola è per tutti, anche per i più deboli. Andrebbe riposta al centro del percorso formativo la persona in tutte le sue sfaccettature. A governo e Parlamento torniamo a chiedere di abolire immediatamente questa legge infame e che la scuola recuperi il compito che gli assegna la Costituzione.

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