L’imperialismo non dorme mai

 

di Vincenzo Colaprice

C’è un filo che collega le vicende delle esercitazioni militari nel Parco dell’Alta Murgia, argomento di cui spesso ci siamo occupati, e le gigantesche antenne satellitari installate nella Riserva naturale della Sughereta di Niscemi, in provincia di Caltanissetta. Un filo che collega la Murgia al territorio nisseno. Se il nostro Parco è costretto a subire le pesanti operazioni militari ed il coinvolgimento, nonché l’uso, di uranio impoverito ed altre sostanze, a Niscemi la situazione è ancora più grave. Facciamo però ordine e chiarezza.

Nel 2001 (governo Berlusconi II) e nel 2006 (governo Prodi II) attraverso un accordo stipulato con l’esercito statunitense si stabilisce la nascita della quarta stazione MUOS (Mobile User Object System) nel mondo. Le altre stazioni erano già state costruite in luoghi desertici dell’Australia, delle Hawaii e della Virginia. Ma perché non applicare anche in questo caso le politiche di privatizzazione dei beni comuni?

Così inizia la costruzione di questa stazione composta da tre gigantesche antenne paraboliche dal diametro di 20 metri che occuperanno una percentuale bassissima del territorio della Riserva ma con gravi conseguenze per la salute. Il MUOS è una apparecchiatura di utilità pubblica pari a zero. Anzi interferisce con tutto ciò che è elettrico o comandabile a distanza (by-pass, sedie a rotelle, telecomandi di qualsiasi tipo e pace-maker). Insomma l’occupazione di un territorio pubblico, di un bene comune, pur di ospitare un impianto la cui unica finalità è quella di fornire ordini e informazioni ai soldati statunitensi o di intercettare missili in volo.

Ovviamente antenne di questo tipo, per effettuare operazioni del genere, richiedono un’altissima frequenza che forma un campo elettromagnetico di dimensioni superiori a quanto consentito dalle norme della Comunità Europea e dalle leggi italiane (circa 130 chilometri). Il che, chiaramente, significa favorire l’insorgere di tumori e leucemie nelle popolazioni locali.

Ma gli USA? Del tutto indifferenti a ciò? No! Anzi! Il 20 giugno scorso il consolato statunitense ha organizzato a Niscemi il “MUOS Media Day” in cui i giornalisti presenti hanno ricevuto un trattamento da turisti, potendo visitare la base di Niscemi, le 44 antenne militari già presenti (considerate a norma) e l’area destinata al MUOS (ancora in costruzione). Ma l’evento ha ancora una volta evidenziato la prepotenza degli USA ed ha rinvigorito le critiche:

  1. Il professore John Oetting della John Hopkins University ha affermato durante l’evento che il MUOS emetterà circa 200 watt di emissioni elettromagnetiche, ovvero un sesto di quelle emesse da un microonde. Ma questo è totalmente falso infatti il progetto presentato alla Regione Sicilia prevede un emissione massima di 1600 watt, emissioni più che quintuplicate. Questa tesi è già stata confutata dal Politecnico di Torino che ha affermato che a rigor di legge non sarebbe già più possibile installare altre sorgenti di campi elettromagnetici.
  2. I permessi concessi dai precedenti governatori della Regione Sicilia e i mancati controlli sulla nocività dell’impianto MUOS;
  3. L’affidamento dei lavori di costruzione dell’impianto alla Piazza Calcestruzzi, ditta senza certificazione antimafia della Procura di Caltanissetta. Segno di una malleabilità e di una interpretabilità delle leggi quando scende in campo l’imperialismo americano.

A fronte di una vera e propria invasione militare, finalizzata a coprire gli interessi statunitensi (finanziari, prima che militari) e al tempo stesso a falciare e stroncare le vite di migliaia di siciliani, il popolo locale ha reagito fondando i comitati “No MUOS” nel 2008, anno in cui il sindaco di Niscemi è stato informato della costruzione dell’impianto satellitare. I comitati hanno portato avanti una strenua lotta, creando picchetti quotidiani e stabili davanti all’unica entrata della base USA di Niscemi, incontrando spesso i manganelli o arrivando a gesti eclatanti pur di impedire o ritardare la costruzione dell’impianto. Tutti guidati da un unico scopo: salvare la propria vita e preservare un futuro migliore per i propri figli.

A fronte delle numerose proteste gli USA hanno vergognosamente portato avanti l’installazione del MUOS, comportandosi da veri padroni e sollecitando anzi le forze dell’ordine ad arrestare i manifestanti. Con l’elezione di Rosario Crocetta a presidente della Regione Sicilia, lo scorso ottobre, e del nuovo parlamento regionale si è riusciti a bloccare la costruzione dell’impianto. A sorpresa però il nostro stesso ministro della difesa Mario Mauro, ancora una volta imbeccato dagli USA, ha fatto ricorso al TAR contro la sospensione dei lavori andando contro l’interesse e la salute del proprio stesso popolo.

Ieri però, 9 luglio 2013, si è ottenuta una grande vittoria: il TAR, infatti, ha confermato il blocco dei lavori, respingendo le richieste del ministro Mauro e accendendo un barlume di speranza nei comitati e nei siciliani. In questo modo il TAR ha dato un vero e proprio schiaffo alle forze militari statunitensi che da troppo tempo usano i nostri territori, specie quelli protetti per i loro scopi anticostituzionali.

È bene dunque ricordare che la nostra Costituzione all’articolo 11 afferma che:

L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.

La prepotenza degli USA infatti sottomette i nostri territori per fini decisamente non pacifici, per installare impianti che giocherebbero un ruolo fondamentale in una possibile guerra, ma allo stesso tempo distruggono la vita e la natura.

La Murgia come la Sughereta di Niscemi, luoghi di pace, di tranquillità, minacciati da forze che giocano a fare la guerra, una guerra contro un nemico che non esiste. Vittime della stessa logica imperialista.

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