di Mariella Calisi
Napoli, sabato 1 giugno 2013
Rivoluzione Civile è stata una scelta azzardata, spinta dal desiderio, ma anche dalla necessità, di tornare ad occupare e ad avere voce in capitolo nello scenario politico italiano. Va anche detto, però, che, dopo l’alleanza Pd-Sel, si era creato un vuoto a sinistra che ABBIAMO dovuto assolutamente cercare di riempire.
Tralasciando la debacle di Rivoluzione Civile, bisogna interrogarsi sul perché non esiste più una spinta propulsiva per Rifondazione Comunista, per i Comunisti italiani, per la sinistra diffusa nel suo insieme. Siamo in tutte le lotte, i movimenti, i comitati, siamo una forza anti sistemica ma non siamo percepiti come tale. Perché? Per quale motivo ci siamo fermati a quel 2%? L’obiettivo da porsi è quello di rilanciare Rifondazione, ma rilanciarla per davvero. In che modo?
Rifondazione Comunista è da sempre stato il partito dei lavoratori e delle lavoratrici, siamo sempre stati il partito che ha rappresentato chi non è rappresentato e oggi, in Parlamento, non esiste alcun soggetto politico che simboleggi lavoro, povertà, diritti; temi in cui Rifondazione Comunista trova il proprio spazio. Facciamoci portatori di materie come la disoccupazione giovanile, il reddito minimo garantito e portiamo avanti le nostre battaglie.
Abbiamo una storia alle spalle che ci portiamo dentro e se la nostra storia, la nostra passione, le nostre competenze, riuscissimo a portarle fuori, per strada, assisteremmo ad un piccolo miracolo. Rifondazione non può vegetare, chiudersi nell’autocommiserazione.
L’Italia è il Paese delle stragi, delle mafie, dei misteri e noi ci autoflagelliamo mettendo in discussione il nostro passato.