Ruvo 2016: per una sinistra alternativa e popolare

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del Partito della Rifondazione Comunista di Ruvo di Puglia

La primavera del 2016 chiamerà i cittadini di Ruvo ad esprimersi per scegliere una nuova Amministrazione per la città. Una riflessione che, a nostro avviso, ogni partito o movimento che aspira a governare Ruvo deve porsi riguarda la situazione degli Enti Locali e in particolare la situazione del debito del nostro Comune, accumulato in anni di incuria e disinteresse.

Tagli, spending review, ridimensionamento sono parole che ormai ascoltiamo quotidianamente. Questi termini hanno una sola cosa in comune: i governi neoliberisti che a partire dal 2008 hanno operato tagli indiscriminati a Comuni e Regioni, azzerando l’autonomia degli enti locali e aumentando il divario economico tra Nord e Sud. Ci hanno detto che per anni abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità, che è arrivato il momento di stringere la cinghia, ma invece chi è al potere quella cinghia non la stringe mai.

Per gli Enti Locali, dal 2011 ad oggi, sono stati tagliati circa 40 miliardi di euro destinati a servizi essenziali per i cittadini (dall’illuminazione ai trasporti, dalle opere di manutenzione ai sussidi e alla sanità). Amministrare dunque il nostro Comune sarà ancora più difficile se consideriamo la pesantissima situazione debitoria di decine di milioni di euro e soprattutto l’austerità in salsa ruvese che ha portato al taglio dei fondi per la cultura, nonché ad un costante aumento delle imposte (addizionale IRPEF, servizi, TASI, ed infine TARI).

Il nostro rapporto con questa Amministrazione, sempre critico e segnato dalla necessità vitale di trasparenza e partecipazione, proviene da una visione totalmente diversa non solo delle forme della politica ma anche della società che si vuole costruire e delle misure da applicare per far diminuire il peso della crisi sulle spalle dei lavoratori, dei pensionati, delle famiglie, dei disoccupati.

Con l’attuale monocolore PD consideriamo definitivamente chiusa l’esperienza del Partito della Rifondazione Comunista di Ruvo nelle cosiddette coalizioni di centro-sinistra. Dal gennaio 2014 – estromissione del compagno assessore Lovino dall’Amministrazione – siamo fermamente all’opposizione della giunta Ottombrini e non abbiamo risparmiato energie per portare le nostre battaglie in consiglio comunale, attraverso la voce del compagno consigliere Felice Di Modugno. Su numerosi punti abbiamo incalzato l’Amministrazione: le aliquote IMU, la svendita e l’abbandono del patrimonio immobiliare comunale (soprattutto i terreni ex-IPAB e le decine di ettari sulla Murgia), le denunce e le interrogazioni su abusi e misfatti di ogni tipo (soprattutto nel settore edilizio) e recentemente, nella discussione del bilancio di previsione 2015,  la richiesta della creazione di un fondo di solidarietà che tagli sprechi e spese inutili dal bilancio comunale per dare un aiuto concreto alla situazione di drammatico disagio in cui versano numerose famiglie ruvesi.

Consideriamo pertanto impossibile ogni tipo di alleanza con il Partito Democratico. Fermo restando che compagni e compagne autenticamente democratiche, dissociandosi dalla attuale dirigenza del PD locale, potranno portare ad una piattaforma di sinistra anche il loro contributo di esperienza e partecipazione.

Il Partito della Rifondazione Comunista di Ruvo intende contribuire alla costruzione di una coalizione unitaria di sinistra, definitivamente alternativa al PD e al sistema di potere clientelare che esso rappresenta, in vista delle elezioni amministrative del 2016. Il tema fondamentale del percorso da costruire deve essere però la radicale discontinuità con il passato: rispondere al conflitto sociale prendendo posizione per la parte debole e meno difesa della società e non al servizio dei poteri economici e professionali. La discriminante non sta solo nei volti nuovi o onesti a prescindere, o in un legalismo sbandierato a parole, ma passa innanzitutto per la gestione condivisa e trasparente delle emergenze:

  1. L’emergenza sociale:

L’oggettiva riduzione delle risorse deve portare ad un bilancio effettivamente sobrio nelle spese: i cittadini devono sapere dove finisce ogni euro che pagano di tasse! Sprechi su appalti e manutenzioni, abolizione delle indennità a consiglieri e assessori e recupero pieno delle imposte evase serviranno a creare un fondo di solidarietà indirizzato quasi esclusivamente all’aiuto alle famiglie in situazioni di effettivo disagio (buoni spesa, riduzione delle tasse, agevolazioni sulle utenze, integrazione al reddito con lavori socialmente utili, ecc…)

  1. L’emergenza ambientale:

Bisogna fermare il consumo di territorio e la cementificazione inutile (monetizzazioni, idea di ‘Ruvo2’, nuova zona industriale, area mercatale, edificazione incontrollata nell’agro, etc). Riqualificare significa recuperare abitabilità e commercio al centro storico, completare l’edificazione dei comparti, rendere alla città gli standard urbani come servizi reali (aree a verde, sport attrezzato, piccole realizzazioni commerciali). Manca del tutto una strategia verso l’agricoltura di qualità e di collaborazione con l’Ente Parco nella attuazione del Piano contro spietramenti, abusivismo, discariche. La mancata razionalizzazione della raccolta differenziata e del riciclo dei rifiuti peserà sempre di più in futuro sulle tasche dei cittadini e sulla complessiva qualità ambientale.

  1. L’emergenza della amministrazione:

Per recuperare risorse addizionali attraverso i fondi nazionali, regionali ed europei e operare spese efficienti occorre personale motivato e adeguatamente e scrupolosamente formato e guidato da dirigenti di qualità. Ogni volontà di indirizzo politico non può fermarsi alle soglie della incompetenza, della incapacità operativa, del padrinato politico, delle faide di corrente. L’ordinaria amministrazione non basta più, occorre uno sforzo di innovazione ed una verifica degli obiettivi ottenuti, bisogna aprire alla cooperazione (gratuita) con le associazioni del volontariato, degli ordini professionali e dei comitati di utenti e consumatori.

Vogliamo lottare per il cambiamento sociale, per un modo diverso di gestire le risorse, gli spazi urbani e il territorio, per favorire il riavvicinamento dei cittadini alla politica attiva. Per questo crediamo che i partiti, le associazioni, i gruppi culturali e sociali ed i singoli cittadini debbano imparare a porre la basi del proprio futuro senza più delegarlo a nessuno. Non è che l’inizio, la battaglia continua.

 

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