Gli schiavi dimenticati della grande distribuzione

Un altro governo è cambiato – scrivono – ma all’ingresso di supermercati, ipermercati e centri commerciali anche quest’anno abbiamo ritrovato gli stessi cartelli che avvisavano la clientela delle aperture dell’8 dicembre, del 24, 26 e in alcuni casi anche del 25. Chi ha voluto tutto questo? Ha iniziato Bersani nel 1998 con una liberalizzazione parziale poi via via estesa nel 2003 e nel 2006 fino ad arrivare al decreto Monti del 2012 che sanciva la piena libertà di apertura e chiusura degli esercizi commerciali nelle domeniche e nei giorni festivi, nonché una totale liberalizzazione degli orari di apertura e di chiusura.
Quindi centro-sinistra e centrodestra, Lega compresa, hanno consentito che gli esercizi commerciali rimanessero aperti in qualsiasi giorno e a qualsiasi ora. Non sono stati da meno i 5 Stelle: “Entro l’anno avremo la legge che impone le chiusure festive e domenicali e i dipendenti del commercio passeranno il Natale con la propria famiglia”, così dichiarava Luigi Di Maio a settembre, così i grillini hanno preso valanghe di voti tra i lavoratori del settore. Ennesima promessa al vento. Si è trattato di un grossissimo regalo alla grande distribuzione e un grossissimo colpo inferto al piccolo commercio. Mentre ipermercati e supermercati possono rimanere facilmente aperti grazie alla turnazione dei lavoratori, per il piccolo esercente rimanere aperto la domenica o estendere l’orario lavorativo significa sottrarre tempo al riposo, allo svago e alla famiglia. Il tutto però senza che il fatturato del settore sia cresciuto: si è trattato di uno spostamento dalla piccolo commercio alla grande distribuzione. Inoltre la crisi verticale del commercio di prossimità ha provocato la desertificazione dei centri cittadini con gravi conseguenze per l’economia di paesi come Ruvo e per il senso di insicurezza: non dimentichiamo che più saracinesche sono abbassate, più vetrine sono spente, più lasciamo i nostri centri cittadini alla microcriminalità.

Le luci dei negozi rappresentano l’anima delle nostre città, non bisogna lasciare che si spengano. Da sempre chiediamo una regolamentazione delle giornate lavorative e degli orari di apertura e chiusura dei grandi centri commerciali rispettosa dei tempi di vita dei lavoratori del settore, autonomi o dipendenti che siano. Misura indispensabile per dare nuovo ossigeno al piccolo commercio dei paesi di provincia.

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