Ruvo e le foibe: più di un ragionevole dubbio

L’11 febbraio 2023 il centrodestra ruvese ha promosso alcune manifestazioni in occasione del Giorno del Ricordo. In questo contesto è stata onorata la memoria di tre cittadini ruvesi: Mario Chiarulli, Donato Minafra e Vincenzo Pellicani.

Nel corso degli anni, come circolo di Rifondazione Comunista, ci siamo più volte occupati di iniziative culturali (dall’Associazione Prolet fino ad altri contesti) nei quali abbiamo favorito una riflessione critica sulla vicenda del confine orientale e sul percorso che ha portato all’istituzione del Giorno del Ricordo.

Nell’ultimi anni, Vincenzo Colaprice, dottorando dell’Università degli Studi di Bari, sta svolgendo una ricerca che sta consentendo di recuperare una cospicua documentazione riguardante i ruvesi caduti, dispersi, deportati e partigiani nel corso della Seconda Guerra Mondiale.

Sebbene la ricerca storica sia svincolata dall’attività partitica, riteniamo sia utile diffondere questo breve saggio che ripercorre la storia del Giorno del Ricordo e fa luce – in maniera documentata – sulla vicenda dei tre ruvesi precedentemente menzionati, forse un po’ troppo frettolosamente associati alla vicenda delle foibe.

Crediamo fermamente nella possibilità che la nostra comunità debba essere più consapevole e informata rispetto alla propria storia, superando ogni tipo di uso politico della storia, affidandosi alla ricerca documentale e non alla memoria delle lapidi.

Data la lunghezza del saggio, si offrono qui alcune domande e risposte che ne riassumono il contenuto.

È possibile leggere il saggio nella sua versione completa cliccando su questo link: https://proletariaruvo.altervista.org/Doc/Ruvo%20e%20le%20foibe.pdf.

Per dovere di completezza si suggerisce di integrare la lettura con la risposta pubblica di Ugo Pellicani, discendente di Vincenzo Pellicani: https://proletariaruvo.altervista.org/Doc/Ugo%20Pellicani_memoria_07-03-2023.pdf.

Restiamo a disposizione con spirito collaborativo per chiarimenti, richieste di confronto o integrazione delle informazioni qui riportate.


Ruvo e le foibe – in breve: domande e risposte

  • Chi sono Mario Chiarulli, Donato Minafra e Vincenzo Pellicani?

Sono tre cittadini ruvesi che secondo una lista diffusa nel 2014 dall’allora Vicepresidente del Consiglio Regionale Pugliese, Nino Marmo, sarebbero morti tra «il 1943 e i primi anni ‘50» a causa «delle persecuzioni jugoslave», sebbene non specificate.

  • Di che tipo di lista si tratta?

Si tratta di una lista di 198 nomi di caduti pugliesi pubblicata il 10 febbraio 2014 sulla «Gazzetta del Mezzogiorno». La lista contiene solo i nomi dei caduti e del comune di nascita, ma sono assenti le date di nascita e di morte così come il luogo nel quale hanno perso la vita. L’assenza di questi dati rende molto difficile considerare affidabile un qualsiasi tipo di ricerca storica.

  • Chi era Mario Chiarulli?

La ricerca ha dimostrato che molto probabilmente il Chiarulli in questione non si chiamasse Mario, ma Mauro. Vi sono due ipotesi di ricostruzione della vicenda biografica per entrambi i nomi:

  • Mario Chiarulli, nato a Torino il 18/07/1911, fu militare e poi partigiano della Divisione Garibaldi, operante in Montenegro e inquadrata all’interno dell’Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia (EPLJ). Fu a lungo detenuto dai tedeschi e sopravvisse alla Seconda Guerra Mondiale, ritornando in Italia il 01/05/1945.
  • Mauro Chiarulli, nato a Ruvo di Puglia l’08/11/1911, fu un militare graduato del 92° Battaglione delle Camicie Nere. Dopo l’8 settembre 1943 il Battaglione fu inquadrato all’interno della Wehrmacht e dotato di divise tedesche. Durante il conflitto cadde prigioniero dell’EPLJ. Morì il 06/08/1945 nell’ospedale di Škofja Loka (Slovenia), dove furono reclusi molti militari italiani prigionieri di guerra.

Nel caso in cui la sua vera identità fosse quella di Mauro Chiarulli si può sostenere che la sua morte non sia correlata alle foibe o a qualunque tipologia di persecuzione “titina”. Il Chiarulli in questione andò incontro al suo tragico destino da prigioniero di guerra, all’interno di un contesto certamente non ospitale.

  • Chi era Donato Minafra?

Anche nel caso di Donato Minafra la ricerca ha restituito due ipotesi di ricostruzione della vicenda biografica. Donato Minafra nacque a Ruvo di Puglia il 17/01/1922 e fu classificato come disperso in Italia il 31/05/1945. Fino all’8 settembre 1943 fu impegnato nel 265° Reggimento Fanteria del Regio Esercito sull’isola di Creta, fronte greco.

Per quanto riguarda le vicende successive e la causa della sua dispersione vi sono due ipotesi di ricostruzione:

  • Secondo l’Albo dei caduti e dispersi della RSI, Donato Minafra sarebbe stato rimpatriato in Italia dopo l’8 settembre 1943 e aggregato alla Wehrmacht, con la quale avrebbe combattuto fino alla fine della guerra. Ferito in combattimento, sarebbe morto il 31/05/1945 presso l’ospedale militare tedesco di Gardone Riviera (Brescia).
  • Secondo una lettera del padre del Minafra, Vincenzo, dopo l’8 settembre 1943 avrebbe cercato di raggiungere Ruvo passando per Trieste, dove fu costretto a nascondersi a causa dell’occupazione tedesca della città. Qui sarebbe entrato in contatto con i gruppi clandestini antifascisti. Fu avvistato per l’ultima volta a Trieste il 2 maggio 1945, nelle convulse ore della liberazione della città da parte degli jugoslavi e dei neozelandesi. Non si conosce la ragione della morte: potrebbe essere caduto nei combattimenti o fatto prigioniero dagli jugoslavi a causa dei difficili rapporti che vi furono fin da subito tra l’EPLJ e il CLN di Trieste. Per maggiori chiarimenti su questo aspetto si veda il saggio completo.

Anche in questo caso, le due ipotesi non fanno emergere alcun collegamento diretto con la vicenda delle foibe.

  • Chi era Vincenzo Pellicani?

Vincenzo Pellicani nacque a Ruvo di Puglia il 14/07/1903 ed emigrò a Monfalcone (Gorizia) nel 1928. Secondo quanto emerso dalla ricerca, sarebbe stato un civile impiegato nell’Organizzazione Todt, una struttura ausiliaria della Wehrmacht che si occupava di costruire fortificazioni militari, riparare infrastrutture o gestire fabbriche nei Paesi occupati dall’esercito tedesco al fine di sostenerne lo sforzo bellico. Si presume che a guerra finita sia stato arrestato dalle forze jugoslave e successivamente imprigionato a Lubiana (Slovenia). Il Comune di Monfalcone ne dichiarò la morte presunta con data 21/05/1945. Anche in questo caso non vi è alcuna certezza che possa ricondurre la morte del Pellicani alla vicenda delle foibe.

Per una corretta assunzione di punti di vista differenti in merito al vissuto del Pellicani, si segnala il commento di Ugo Pellicani, discendente diretto di Vincenzo: https://ruvolive.it/2023/03/07/ugo-pellicani-la-pura-memoria-e-i-dolori-subiti-da-noi-familiari-portano-unesperienza-reale-e-inconfutabile/.

  • Chiarulli, Minafra e Pellicani sono morti “solo perché italiani”?

Non sarebbe corretta un’affermazione del genere. Chiarulli e Minafra furono due militari, dunque coinvolti nelle vicende della Seconda Guerra Mondiale ed entrambi arruolati all’interno di un esercito invasore. Entrambi perirono in circostanze tragiche ma non estranee ad altri scenari di guerra: precarie condizioni dei campi per prigionieri di guerra, abuso degli arresti di natura politica nell’ottica del regolamento di conti post-bellico. L’arresto del Pellicani potrebbe, invece, essere ricondotto alla sua appartenenza all’Organizzazione Todt, una condizione che l’avrebbe fatto apparire come collaborazionista dei tedeschi agli occhi degli jugoslavi.

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